Finisterre – Un Italiano in Bretagna

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Rivista di turismo, cultura e vacanze per gli italiani che amano la Bretagna

Côtes d'Armor

L’isola di Bréhat, il paradiso della Bretagna

**Isola di Bréhat – Se la Bretagna avesse un paradiso terrestre, si dovrebbe cercarlo sull’isola di Bréhat. Soprannominata “l’isola dei fiori”, questa isoletta di granito rosa dalla costa dolcemente frastagliata, possiede una vegetazione lussureggiante grazie al dolce microclima e un patrimonio di splendide case in granito rosa. Il tutto senza automobili. Un paradiso che attira ogni anno migliaia di turisti, 3000 al giorno in agosto. Tutti in coda, seguite la guida.

  Dove si trova?


 Arrivare e parcheggiare:
Si arriva da Saint Brieuc, Paimpol, seguendo le indicazioni per “Ile-de-Bréhat” e parcheggiando in prossimità dell’imbarcadero. Da lì un battello ogni ora più o meno per una corta traversata di 10 minuti in mezzo al mare blu. Attenzione, oltre all’andata e ritorno semplice a 10,30€ (traversée directe), la compagnia che gestisce la traversata propone anche un giro dell’arcipelago (in più dell’andata e ritorno) a 15€. I biglietti si possono acquistare anche appena prima di imbarcare.
 Da fare da vedere
Il giro dell’isola a piedi o in bicicletta (in agosto meglio a piedi). Il borgo e la visita al faro di Paon
 Consigli per gli acquisti
Comprare frutta e verdura coltivata sull’isola, pagando direttamente l’agricoltore che non c’é (vedi sotto).
 Dove mangiare e dormire

  • Molti B&B sull’isola: vedi il sito apposito
  • Ristorante Enez Vriard – 21, Allegoat 22870 Ile-de-Bréhat – l’unico aperto tutto l’anno, cucina francese semplice, pesce e frutti di mare

La visita di Finisterre

Il paradiso si visita al mattino, siamo arrivati all’imbarcadero dopo il parcheggio, un po frettolosi per non perdere il battello. Il molo dell’imbarcadero è lungo perché la marea è bassa, oggi siamo fortunati la giornata si annuncia radiosa di sole e calda anche se siamo ancora in maggio. Che sia il famoso microclima?

L’isola è a dieci minuti di battello, appena il tempo di sedersi e guardare il mare e le isolette che si avvicinano. Brehat è in effetti un arcipelago con due isole principali e otto isolotti o scogli con aspetto cangiante per via delle maree e dei bassi fondali. Siamo sul confine est della costa di granito rosa, anzi stranamente solo l’isola è in granito rosa come se l’isola si fossa distaccata un tempo dalla zona di Perros Guirec e avesse derivato verso est per 50km.
Arriviamo al molo di bassa marea, a un centinaio di metri anche più di quello di alta marea. La vista è splendida e il buongiorno si vede dal mattino.

Saliamo fino all’ hotel Belle Vue che ha indubbiamente una bella vista e ci sediamo per un caffè di qualità francese ma meno peggio di altri. Davanti a noi passano turisti di ogni genere e nazionalità, molti inglesi, con scarpe da trekking e zaino. Guardano la cartina dell’isola fornita generosamente dalla compagnia di navigazione per fare un piano di visita.

Anche noi guardiamo la cartina come fossimo dei pirati alla ricerca del tesoro. Anzi, dei tesori dell’isola. Il più lontano è il faro du Paon (il faro del pavone? no il nome viene da punta in bretone). Poi programmiamo un passaggio alla Plage du Guerzido, al Borgo, alla Chapelle St Michel e al famoso fotogenico mulino a marea. Il caffè qualità francese lo beviamo prosaicamente (ci si abitua a tutto).

Si riparte a piedi, e ci rendiamo conto che non ci sono automobili, niente rumore di traffico, niente motorini strombazzanti. Giriamo a destra verso la spiaggia in mezzo a una vegetazione lussureggiante di pini, e altri alberi ad alto fusto inaspettati in questa latitudine. Fa caldo, per un mese di maggio, immaginiamo a luglio e agosto, arrivando alla spiaggia pensiamo che avremmo fatto meglio a mettere sotto un costume da bagno.

Plage de Guerzido LE GAL Yannick

La spiaggia Guerzido è bella con l’acqua blu invitante. Il reporter è talmente incantato che ha dimenticato di fare una foto decente per cui vi offriamo quella della fototeca della Regione Bretagna.

La spiaggia, il blu del mare e il rosa delle rocce e le biciclette dappertutto. Come se qualcuno avesse trasportato le isole Lavezzi in Olanda. Lasciamo perdere le disquisizioni ardite, non vorrei che il lettore pensi che dall’Olanda abbiamo portato anche qualcos’altro.

In fondo alla spiaggia giriamo a sinistra sempre seguendo il sentiero della costa. Di fronte a noi due isolette ritagliano un braccio di mare calmo con barche attraccate placidamente. Case semplici e ville signorili coabitano e si dividono le bellezze della natura. Alcune case in vendita, con cartello, ci fanno sognare di avere i mezzi per venire a vivere da queste parti. Sogni rapidamente infranti al ricordo dei prezzi dell’immobiliare dell’isola.

Arriviamo al borgo animato con la piazzetta e i ristoranti e gelaterie e i negozi di souvenir. Anche qui i ristoranti gastronomici coabitano con spacci e rivendite di panini e bibite. Non abbiamo bisogno di soste, abbiamo ancora il caffè che fa da carburante e continuiamo verso il faro a 1 ora di marcia. Dopo il borgo passiamo un piccolo ponte che segna il confine tra l’isola sud e l’isola nord. Non ce ne siamo quasi accorti.

L’isola nord è più selvaggia per modo di dire, con pascoli e brughiere. Paesaggio più classico bretone, con qualche fattoria e allevamento di ovini e bovini che pascolano placidamente. Cosa strana, le mucche hanno esattamente lo stesso colore delle rocce. Che siano in granito rosa pure loro?

Camminando verso il faro del Pavone, passiamo accanto a una fattoria con uno spaccio di prodotti coltivati in loco in agricoltura biologica. Fragole di stagione e anche legumi e marmellate e conserve. Unico problema.. non c’è nessuno per vendere. Esaminando più attentamente si nota che i legumi e le conserve sono tutte già imballati in sacchetti con il prezzo e un cartello bene in vista ci spiega che trattasi di un negozio self service…cioè che se vogliamo comprare basta prendere un sacchetto, metterci la frutta e verdura e pagare il dovuto…mettendo i soldi in una cassetta per la posta attaccata a un palo. Punto esclamativo. Abbiamo comprato un sacchetto di fragole a tre euro buonissime anche se un po terrose…

Il Phare du Paon si erge maestoso su uno scoglio rotondo naturalmente, guardando verso il mare aperto.

Ritorniamo verso l’isola sud, e giriamo a destra appena passato il piccolo ponte di separazione. Siamo in direzione della cappella di Saint Michel posta su un’altura 30metri e 40 gradini che domina la zona sud ovest dell’isola. Arrivati in cima ci sediamo ad ammirare il panorama sull’isola Beniguet e sul mulino a marea che attira la nostra attenzione e i nostri ricordi risalenti alla visita del golfo di Morbihan. Nella foto il mulino si nasconde dietro gli alberi. Meglio così lo vedremo meglio più da vicino.

Scendiamo dalla collinetta e più in basso verso l’ansa del mulino. Una panchina in posizione strategica mi tende le braccia. L’isola è piccola ma le due ore di marcia si fanno sentire. Davanti a me il mulino a marea dell’isola di Bréhat si mostra in tutta la sua bellezza.

Seduto sulla panchina al sole e esposto al microclima dell’isola mi rilasso. A Bréhat il clima è mite, 6° in media in inverno. Con queste temperature una vegetazione rigogliosa può svilupparsi soprattutto nell’isola sud. Abbiamo visto alberi di fichi, eucalipti, mimose e ortensie.

Prima di addormentarmi mi alzo e m’incammino verso il borgo e poi verso l’imbarcadero per riprendere il battello. Cacciato dal paradiso terrestre.


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