Il mistero di Iliz Koz
Questo articolo e le fotografie che lo accompagnano sono di Lucia Marazzi.
Tutti sappiamo che il Finistère è una terra piena di luoghi magici ed affascinanti. Percorrere la GR34, addentrarsi nelle piccole e tortuose stradine che collegano villaggi dai nomi quasi impronunciabili, passare da sereni pascoli a spiagge selvagge…tutto ciò può riservare sorprese inimmaginabili! Ed è stata una sorpresa scoprire casualmente il sito archeologico di Iliz Koz.
“Da qualche parte – veniva raccontato nelle sere d’inverno, vicino al fuoco – una chiesa è scomparsa sotto la sabbia” .
Ma dove?
Sembrava una leggenda e nessuno sapeva dare indicazioni precise, fino a quando, alla fine degli anni sessanta, furono fatti degli scavi per costruire una casa fuori dal paese di Plouguerneau.
La zona si colloca poco lontano dalla Greve Blanche ed il paese. Qui, riparata tra la campagna e le dune, c’è la pieve di Iliz Koz, parole che significano chiesa vecchia in Bretone, che rappresenta perfettamente quello che erano, tra il XVI ed il XVIII secolo, gli “enclos paroissiaux” marinari, parrocchie recintate lungo le coste del Finistère .
Il sito rivela la presenza di un muro esterno che doveva riparare da eventuali mareggiate. La chiesa era composta da due parti, costruite in diverse epoche, ed era collegata alla casa parrocchiale da un passaggio pavimentato.
Intorno alla chiesa, la necropoli di Iliz Koz offre importanti testimonianze dell’arte funeraria medievale e tardo-medievale del Nord del Finistère; gran parte dell’area prospiciente alla chiesa è occupata da file di lapidi in granito. Purtroppo l’usanza di sostituire lapidi più antiche con quelle più recenti non ha permesso di ritrovare le lastre primitive, ma la completa sepoltura della zona negli ultimi secoli ha permesso di fermare il tempo e ridurre il possibile degrado. Le incisioni sulle lapidi, in alcuni casi, sono ancora decifrabili e permettono di classificare i diversi personaggi: spade e scudi per gli uomini d’arme, simboli religiosi per i sacerdoti. Inoltre lo scorrere del tempo ha accompagnato l’alternarsi di diverse tradizioni: croci celtiche e cristiane, incisioni piuttosto che bassorilievi.
Qualcuno ora potrebbe chiedere: “Ma insomma, dov’è la parte misteriosa?”.
Quasi ogni luogo Bretone, ancor più quelli isolati, antichi e silenziosi, che siano brughiere, boschi, ponti o rive, è impregnato di storie segrete, leggende che giungono fino a noi, e Iliz Koz è tra questi.
La leggenda narra che un gruppo di giovani burloni aveva pensato di prendersi gioco del vecchio curato di Tréménac’h, affetto da cecità. Dopo aver travestito da neonato un gatto, animale considerato nel medioevo la reincarnazione del diavolo, i ragazzi si presentarono al fonte battesimale, chiedendo al prete di battezzarlo. La burla sarebbe riuscita se il gatto, ad un certo punto, non avesse miagolato.
Il curato, scoperto così l’inganno, adirato e furioso proferì la maledizione: “Vi condanno! Che Tréménac’h sia maledetta! Dio punirà questo sacrilegio e la sabbia sarà il sudario della parrocchia e della sua chiesa! La tempesta sarà terribile!”
La seguente notte il villaggio maledetto fu seppellito sotto la sabbia.
Solo chi, puro di cuore, si fosse trovato all’alba, nel luogo dove sorgeva la pieve sepolta, avrebbe avuto lo straordinario privilegio di vedere sorgere tre soli.
Questa la leggenda…
Esiste tuttavia un’altra spiegazione sulla scomparsa della pieve di Iliz Koz, legata alla storia climatica terrestre ed in particolare alla “piccola era glaciale” protrattasi dal XIV al XIX secolo.
L’avanzamento dei ghiacciai continentali ha causato sulla costa di Plouguerneau l’abbassamento del livello del mare di un paio di metri e vaste superfici sabbiose sono rimaste così scoperte. La progressione verso sud del ghiaccio ha rafforzato i venti occidentali, provocando accumuli di sabbia sulla costa Nord del Finistère, coprendo e invadendo coltivazioni e villaggi .
L’insabbiamento di Iliz Koz non è avvenuto, al contrario di ciò che narra la leggenda, in una notte, ma con una graduale copertura tra il 1500 e il 1729. I parrocchiani hanno tentato per due secoli di preservare il luogo combattendo inutilmente contro la forza della natura, rafforzando ed alzando il muro perimetrale della pieve e spalando la sabbia. I primi ad abbandonare il luogo furono le famiglie benestanti, che avevano probabilmente residenze alternative, poi anche le famiglie più umili dovettero lasciare la parrocchia.
L’ultima persona si è allontanata nel 1729 riponendo le chiavi del sito, che furono ritrovate durante gli scavi.
Anche la visione dei tre soli all’alba pare frequente ad Iliz Koz.
Si tratta di un fenomeno ottico dovuto alla rifrazione della luce solare attraverso cristalli di ghiaccio nell’atmosfera, che genera la formazione di globi luminosi affiancati al sole.
Queste le due versioni della rovina di Iliz Koz, antica piccola pieve addormentata nelle lande che si affacciano sull’oceano: a voi scegliere la vostra versione preferita.
Vi assicuro però che, camminando tra queste antiche lastre sobrie, semplici, consunte dai secoli ma incredibilmente potenti e drammatiche, abbiamo avuto la vaga sensazione di trovarci in un vissuto lontano e immobile destinato a non mutare mai più….e, portato dal vento, ci è parso di udire un miagolio…
In effetti un gatto a Iliz Koz esiste davvero ed è proprio lui ad accompagnare i turisti in visita nel piccolo museo e nel sito archeologico.
Chi dovesse passare da Plougarneau non dimentichi di visitare, oltre al bellissimo faro di Lilia, classificato come monumento storico, e all’affascinante centro storico, questo originale ritrovamento archeologico.
Lucia Marazzi
Molto bello .ecco dove farò le prossime vacanze in solitario. Gian Paolo. Monza
Articolo affascinante, grazie per averlo condiviso.